La prima volta insieme di università, sanità e industria per definire un percorso comune alla soluzione dei problemi di cura e assistenza ai pazienti: l’evento si è realizzato venerdì scorso a Mirandola, in occasione dell’OPEN DAY del TECNPOPOLO promosso dall’Università di Modena e Reggio Emilia e organizzato dalla Fondazione Democentre-Sipe che ha in gestione la struttura.
“Credo sia stato compiuto un passo importante, per la prima volta ci siamo trovati a discutere non dei nostri problemi specifici, ma di come affrontare e risolvere quelli di un settore di vitale importanza per il territorio, per la società e per le singole persone che di queste soluzioni hanno bisogno”. Le parole del rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Angelo Oreste Andrisano, pronunciate a conclusione del confronto, sono la sintesi dei lavori della mattinata.
Dopo il saluto del sindaco di Mirandola, Maino Benatti, anche i tre contributi scientifici proposti hanno evidenziato la necessità di far convergere esigenze e competenze diverse: il prof. Aldo Tomasi, che ha parlato delle potenzialità e degli obiettivi del Tecnopolo e quindi il suo essere centro di ricerca applicata orientata alle esigenze delle imprese; il prof. Marcello Pellicciardi, che parlando di industria 4.0 ha avuto modo di mettere in evidenza come l’innovazione possa e debba essere un processo trasversale e alla portata di tutti, anche delle nostre piccole e medie imprese; il prof. Stefano Pileri, dell’istituto europeo di oncologia, che nel tratteggiare le nuove frontiere della ricerca e della cura ha evidenziato come i nuovi materiali e le loro modalità di utilizzo rappresentino una parte importante di questo percorso.
La tavola rotonda conclusiva, con gli interventi dei professori Massimo Dominici e Luigi Rovati, del direttore generale dell’azienda USL, Massimo Annicchiarico, e di Giuliana Gavioli, in rappresentanza del Tecnopolo e di Confindustria, ha consentito di approfondire i temi della collaborazione e dell’integrazione: i medici (quindi la sanità) che dall’esperienza sul campo ricavano i problemi da risolvere, la ricerca (quindi l’Università) che delinea le soluzioni e l’industria che le realizza per metterle di nuovo a disposizione dei medici e, soprattutto, dei pazienti. Un ciclo virtuoso, la collaborazione utile di cui si è parlato oggi, che si deve realizzare per ridurre sprechi e costi, e per consentire alla sanità di migliorare tempi e prestazioni.
“Il TPM di Mirandola -tornando alle parole conclusive del Rettore- è già e deve sempre più diventare il punto di incontro di tutti i soggetti interessati: la casa della ricerca, delle imprese e delle soluzioni possibili.